In copertina: Bonorva – Parco eolico di Campeda – Wikimedia Commons | © CC BY-SA 4.0
La Treccani definisce l’espropriazione come il “Privare qualcuno di una sua proprietà, per un fine di pubblica utilità o in seguito a sentenza esecutiva”.
La comunicazione inviata direttamente dal Ministero dell’Ambiente al sindaco di Villanovaforru, Maurizio Onnis, è la notifica di un’espropriazione prossima ventura di alcune aree per l’installazione di quattro pale eoliche alte 200/220 metri.
Si tratta di capire quale sia la pubblica utilità determinabile da tale espropriazione.
Il comune di Villanovaforru, così come quello non lontano di Ussaramanna, è dal 2022, a tutti gli effetti, Comunità Energetica Rinnovabile, ossia un gruppo di famiglie e imprese
di un territorio associate per produrre e consumare energia da fonti rinnovabili, senza il consumo di altro suolo (in questo caso un impianto fotovoltaico è stato impiantato sul tetto della palestra della scuola). Un’eccellenza che rende inutili le grandi pale eoliche che il Ministero vuole obbligatoriamente installare.
Perché quindi questo obbligo? Si potrebbe dire che la pubblica utilità non sia riferita a uno o due comuni, ma a un territorio più vasto. Quale, la Sardegna intera?
Sarebbe strano, perché l’Isola esporta già il 38% dell’energia prodotta (dati TERNA 2019); inoltre la somma delle domande avanzate per la connessione di impianti solari, eolico e eolico offshore potrebbero generare energia elettrica pari al 574% in più di ciò che serve alla Sardegna.
Più che di pubblica utilità si dovrebbe parlare di privato interesse e di speculazione. Ciò che, lentamente, sta determinando una situazione di crescente servitù energetica per l’Isola, che poco e niente ha a che fare con il reale fabbisogno della popolazione sarda. Così simile a quella servitù militare che devasta ampie zone della Sardegna.
Se già a suo tempo una comunità è riuscita ad opporsi con successo a un’espropriazione, come accadde a Orgosolo nel 1969; se un’altra comunità è riuscita a impedire una speculazione energetica, come accadde ad Arborea contro il Progetto Eleonora, negli anni 2012-2016, è necessario che le comunità di Villanovaforru, della Marmilla e di tutta la Sardegna si uniscano per opporsi all’ennesimo tentativo di land grabbing.
Il Circolo Sardegna Bologna e tutta la FASI – che al recente Consiglio Nazionale ha approvato una mozione a sostegno del Comune di Villanovaforru ‘contro il via libera del Ministero dell’ambiente al progetto che prevede espropri in favore di multinazionali per l’installazione di grandi pale eoliche, esprimendo la propria ferma condanna all’assalto eolico alla Sardegna e a ogni forma di predazione e colonialismo energetico’ – seguono con preoccupazione questo nuovo assalto al territorio sardo per l’interesse di aziende private. Nel caso specifico la piemontese Asja energy che, dal 1995, produce energia verde da biogas, eolico e fotovoltaico, in Italia e all’estero. L’Asja energy ha nella sua mission e nei suoi valori la “Responsabilità verso le persone e l’ambiente” . Vorremmo tanto capire dalla Asja dove inizia e dove finisce la sua responsabilità verso le persone che abitano le comunità della Marmilla che, per bocca dei propri amministratori locali, hanno detto chiaro e tondo:
“Non vi vogliamo!”
Non solo, ma Asja è anche “attenta agli aspetti sociali, ambientali, culturali e alla qualità della propria attività”. Vorremmo tanto capire dove si evince l’attenzione al sociale e alla cultura nel progetto di installazione di quattro pale eoliche a ridosso di siti archeologici di rilevante importanza per la cultura locale e mondiale, come quello di Genna Maria, a
Villanovaforru.
Di seguito riportiamo le ultime comunicazioni apparse sul profilo Facebook del sindaco di Villanovaforru Maurizio Onnis, che consigliamo di seguire per sviluppi sulla vicenda:
Spiego, in maniera semplice, i meccanismi attraverso cui la Sardegna si arrende.Autunno 2021. Il governo italiano annuncia che stilerà una mappa delle aree idonee all’installazione di pale eoliche e fotovoltaico. Ovviamente, si guarda bene dal farla.La RAS non fa una sua mappa delle aree idonee, affermando che non può: prima deve farla il governo. I politici sardi si scaricano la coscienza. Nessuno, in viale Trento, pensa alle alternative. Ad esempio una moratoria, che verrebbe impugnata dal governo ma servirebbe a guadagnare tempo (la famosa mappa…).Le grandi aziende raccattano soldi. Asja, che metterà le pale a Villanovaforru, ottiene dalla Banca europea degli investimenti 50 milioni di euro, garantiti dall’Unione europea. Servono a tirare su impianti in Campania, Basilicata, Sicilia e, appunto, Sardegna.E si arriva qua. Lo studio d’ingegneria che ha curato la progettazione per Asja è cagliaritano e i collaboratori del progetto hanno cognomi sardissimi. Dagli ingeneri ai pianificatori territoriali, dagli strutturalisti ai geologi, dai naturalisti agli archeologi: sardi ed evidentemente convinti che il destino della Sardegna sia già scritto.Così, passato un anno e mezzo dall’inutile promessa del governo, gli agricoltori di Villanovaforru si vedono espropriare i terreni. Ciò che pensa la comunità locale non interessa a nessuno.Tirate voi le conclusioni di questa deprimente sequela.Maurizio Onnis22 maggio 2023
Ieri pomeriggio ero in Consiglio regionale. Audizione presso la quinta commissione, che si occupa di energia e industria, sulla faccenda degli impianti speculativi. Ero insieme ai comitati di Sarcidano, Anglona, Sulcis e Meilogu e avevamo davanti una dozzina di consiglieri, fra maggioranza e opposizione. Siamo intervenuti in cinque e abbiamo cercato di fargli capire che non si può più tergiversare. Non bastano le interrogazioni in aula. Non basta convocare in commissione gli assessori a industria e ambiente. Non basta nemmeno rivolgersi direttamente a Solinas. Devono legiferare. LEGIFERARE. Li abbiamo richiamati al dovere di sfruttare le competenze statutarie e normare il settore, con la mappa delle aree idonee o qualsiasi altro mezzo ritengano adatto a proteggere la Sardegna. Però devo dirvelo: a me hanno dato l’impressione di essere nel complesso (a parte le buone parole) molto lontani dalla realtà e terribilmente lenti nel capire e nel reagire. Cari colleghi sindaci, cara gente dell’isola, prepariamoci a difenderci da soli.Maurizio Onnis24 maggio 2023
Come sardi della diaspora non possiamo che essere vicini a chi si oppone e resiste all’ennesimo sopruso.
Come a Pratobello!
Come ad Arborea!
Franco Arba
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